- Titolo: 20th YEAR
- Artista: Frankie & Canthina Band
- Etichetta: Terzo Occhio
- Data pubblicazione: 25/05/2011
Da un idea di Geppino Afeltra
20th YEAR
Bella storia quella di Frankie & Canthina Band. Soprattutto vera, come non siamo più abituati a sentirne da tempo. Vent’anni a suonare dal vivo nei club di tutta Italia e spesso esteri (ma sempre con il cuore al The Place di Roma) lasciando ogni sera su quei palchi fiumi di “Blood, Sweat & Tears” e quindi molte tracce di dna ( il “sangue, il sudore e le lacrime” ne sono pieni ) di un gruppo che, anno dopo anno, sfuggiva alla definizione un po’ semplicistica e riduttiva di “tribute band” di un intero genere e degli artisti che lo avevano reso grande negli anni ’70 e ‘80. Già, perché qui oggi non ci troviamo soltanto di fronte a sette super professionisti cresciuti tra le frequenze profonde e avvolgenti dell’ “amore senza limiti” di Barry White; tra il soffio imponente dei fiati di Earth, Wind & Fire, tra la grandezza del background jazzistico di Kool & the Gang, il funky caldo e tropicale di KC & Sunshine Band, il passo felpato della aristocratica voce di Luther Vandross, l’eleganza degli Chic, i “popolari” dancefloor disco animati da nomi come Donna Summer, Gloria Gaynor, Whispers, Delegation: era chiaro sin dall’inizio
– 1991: un momento peraltro in cui la nostalgia era indirizzata tutta da un’altra parte, sempre i soliti Sixties e rock in generale – che Frankie e i suoi non erano lì solo per regalare due ore e passa di divertimento dal vivo (quasi sempre senza interruzione sull’esempio dei dj set ), ma per inaugurare in modo rigoroso e tecnicamente ineccepibile il doveroso processo di storicizzazione di questa felice fase della musica nera del 20° secolo. Perché comunque la si voglia chiamare, Funky, Soul, R&B, Dance, Disco, Miami Sound, Philly Sound e infinite altre classificazioni, l’ondata di ritmo che ci travolse dal 1976 alla seconda metà degli ’80 fu davvero qualcosa di forte e culturalmente importante nonostante l’aspetto glamour dei suoi protagonisti.
Ed ecco allora lo studio meticoloso delle parti ritmiche, dei disegni di chitarre e fiati, della full immersion analogica e “vinilica” in quei suoni ancora poco corrotti dall’elettronica, della stessa gestualità del line-up sul palco, della precisa individuazione dei ruoli dei singoli musicisti chiamati ad essere ruote di un’unica macchina oliata e perfetta fuori da ogni protagonismo: sette “professori” di una piccola orchestra che metteva e mette oggi più che mai in scena molto contagioso movimento ma anche il
patrimonio di tante pagine classiche del pop.
Inevitabile che tanto suonare e tanta immedesimazione non portasse allo sviluppo di un proprio percorso compositivo che ha covato negli anni sotto le ceneri di questa passione. Ed oggi, tra uno slap bass, archi “strappati” e muri di fiati che si levano alti, tante idee vedono la luce in questo album superlativo. Otto inediti che a partire dal primo, “Love Selection”, riaccendono il mainstream creativo di quei grandi nomi che alla fine degli anni ’80 si affievolì inevitabilmente. Frankie & Canthina Band lo riprendono laddove i “padri” lo avevano lasciato e lo rivitalizzano al punto che è davvero difficile non attribuire a questi brani la statura di nuovi classici o di “greatest hits” di un tempo indefinito. “Til the End of Time”, “Like a Rainbow”, “You Came Along”, “Special As You Are”, “Play My Funky Music”, “Sexy Thing” e “Chains of Our Love”: alla playlist si aggiungono poi il capolavoro di Barry White “Let the Music Play” con la voce della special guest Sarah Jane Morris; “Take My Heart” di Kool & the Gang” che la band registrò nel 2001 con Mike Francis, buona occasione per ricordare un amico che abbiamo perso troppo presto, e “Monkey Chop” di Dan-I del 1979. Anche queste schegge di un ritorno al futuro, quello della musica potente di Frankie & Canthina Band.
Prodotto e arrangiato da NEVIO POGGI.